Non ci si pensa mai, ma buona parte del tempo passato a fare "ricerca sul campo" consiste in momenti morti. Personalmente si tratta di un misto di ansia, e voglia di concludere tutto in una settimana (aspettativa prontamente disattesa dagli incontrollabili eventi); altre volte invece si guarda il calendario e si contano i giorni, magari cercando di fare dei programmi; ma ero stato avvertito che la maggior parte delle volte l'atmosfera sarebbe stata più o meno questa:
Fortunatamente vengono in aiuto le lezioni di musica che sto prendendo: almeno due ore ogni giorno passano suonando. I risultati sono scarsini, dato che sto approcciando all'ennesimo nuovo strumento, l'oboe hnay.
Nella foto io e il mio maestro (saya) U Ohn Htay, che con pazienza infinita mi sta dando qualche rudimento (il fedele registratore audio è una presenza decisamente rassicurante...). La prima canzone che mi è stata insegnato ha un nome che ancora non capisco come scrivere: questa canzone è conosciuta praticamente da chiunque, e viene insegnata a tutti i musicisti alle prime armi, si tratti di suonare l'oboe, tamburi o gong.
Vorrei approcciare anche al tamburo più grande (pa'ma) dell'orchestra hsaing, così da avere un quadro sia della parte ritmica che di quella melodica - e se riesco a farmi un'idea dei costi di spedizione vedo di portarmene uno a casa. Per farci cosa non so, dato che le lezioni di tamburo vengono rimandate ormai da un mese, assieme alle interviste per la ricerca e a molte altre cose. L'orchestra di U Win Hlaing è sempre occupata a suonare da qualche parte, e quando sono liberi loro manca l'interprete, altre volte sono io che non ci sono. E si torna quindi alla questione di cui sopra - un circolo vizioso.
Interviste a parte, sono davvero pieno di materiale. Un paio di settimane fa c'è stato un importante rituale a Yangon, a casa di un'astrologa (molto ricca) che ha ingaggiato l'ormai noto medium con orchestra a casa propria, per due giorni di musica, danza e crisi di possessione. Il fatto che tutto avvenga in un contesto assolutamente urbano rende la cosa solo più interessante: folle di curiosi si affacciano dal vicolo, sbirciando la situazione, i bambini si infilano dovunque, nella speranza di prendere al volo le banconote lanciate in aria con fare beneaugurante. La musica è continua, i tamburi sostengono il ritmo ossessivamente, i gong e l'oboe portano avanti la linea melodica, i cantanti urlano nei microfoni, la folla incita le danze del medium.
Penso che dovrò descrivere tutto questo per la tesi, e non in quattro parole. Sinceramente non so da che parte cominciare: gli aspetti da trattare sono infiniti. La cosa più interessante di questo specifico evento è che, durante le danze, i medium hanno iniziato a parlare non con la propria voce naturale, ma con un una vocetta stridula, segno che la possessione era completa: era lo spirito (nat) a parlare e a chiudere ai musicisti di eseguire alcune canzoni piuttosto che altre. Si era venuta a creare un'intesa tra le diverse componenti - musicisti, medium/danzatori e pubblico/devoti - ad un livello che nelle altre occasioni non avevo mai visto.
Mi sono dilungato su questioni etnomusicologiche un po' "tecniche", vabbè. Almeno non mi si dirà che scrivo sempre le stesse cose.
non parliamo di momenti morti
RispondiEliminaNath deve proprio ritornare a trovare i suoi Nat birmani. Meraviglioso! complimenti per la tesi
RispondiEliminala devo ancora scrive, la tesi!
EliminaMoreTecnicismi.
RispondiElimina