domenica 24 novembre 2013

Cambogia

L'ultimo rinnovo del visto per rientrare in Birmania mi ha portato a Phnom Penh, in Cambogia. Divorata dai colossi economici sudcoreani e occidentali, i segni si riconoscono tutti: sopravvivono piccoli ristoranti da strada e ovviamente gli immancabili tuk-tuk - unico mezzo di trasporto. Ma a farla da padroni sono grandi costruzioni, ruote panoramiche e parchi di divertimento, centri commerciali, ristoranti e pub gestiti e frequentati esclusivamente da occidentali.
 
 
Arrivato, ho passato solo due giorni nella capitale (ritornerò domani per ritirare il visto), giusto il tempo per un paio di giri nel centro e al museo nazionale, dove le statue del Buddha e di divinità induiste sono oggetto di culto da parte dei locali, che portano omaggio con fiori e incenso.
 
 
Dopo aver consegnato il passaporto all'ambasciata birmana, in attesa delle pratiche burocratiche mi sono spostato a Siem Reap, città dalla quale è possibile raggiungere il parco archeologico di Angkor. Le strade del centro, intorno al mercato, sono piene di negozi e pub. Spesso è possibile vedere la gente di qua divertirsi a giocare con strani sport a metà tra calcio, tennis e chissà cosa altro.
 
 
 Da Siem Reap, otto chilometri in bicicletta per arrivare al tempio più vicino, Angkor Wat, e svariati altri chilometri per raggiungere gli altri templi dell'area centrale. L'intera area archeologica è vastissima, e visitarla tutta ncessità un certo numero di giorni, nonché una certa dose di volontà per sopportare il caldo.
 




 
Impossibile descrivere in breve i molti templi: nell'area centrale più visitata, tra i principali e imperdibili Bayon, Ta Prohm, Preah Khan. Alcuni sono stati appositamente lasciati in balia degli elementi naturali, diventando un tutt'uno con la fitta vegetazione circostante. Onnipresente il frinire dei grilli. Alcune costruzioni sono immense, altre più piccole, e a volte è possibile arrampicarsi sulle macerie, raggiungendo posizioni più panoramiche.
 
La presenza turistica è massiccia, e spesso bisogna sgomitare per riuscire a farsi strada tra angusti passaggi e irte scalinate. Phnom Bakheng, sulla sommità di una collina da cui si può avere una visione panoramica dell'area circostante, è il posto più "quotato", specialmente al tramonto.


La vita per un turista in Cambogia è davvero semplice: a parte la confusione che può creare l'utilizzo della doppia valuta - riel cambogiani e dollari statunitensi, entrambi accettati da tutti i negozi e gli ostelli - non ci sono difficoltà e ci si può muovere liberamente e con facilità. La vita non costa molto e allo stesso tempo di può trovare tutto quello di cui si ha bisogno per non sentirsi troppo lontani da casa - e nonostante l'avvicinamento all'occidente, la Cambogia e Phnom Penh mantengon ancora parecchio dell'aspetto sud-est asiatico, con le sue architetture e i suoi spiriti.




Detto questo, negli anni Ottanta il punk californiano aveva ovviamente ragione.
 

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