Inizio una serie di interventi, "a day in the life" (cit.), riguardanti tutte quelle attività che mi impediscono di aggiornare regolarmente questo blog - come qualcuno non fa che ricordarmi. Quindi, cara Lonely Planet, aspetto una retribuzione per questo lavoro di aggiornamento della tua inutile guida, le cui informazioni sono parziali, quando non errate o stravolte.
Con l'occasione ho messo anche cose ormai vecchie di un paio di settimane.
Con l'occasione ho messo anche cose ormai vecchie di un paio di settimane.
Esistono diverse occasioni in cui la città mostra il suo volto più moderno. Ad esempio, un po' di tempo fa c'è stato il concerto degli IRON CROSS, popolarissima rock-punk-pop-metal birmana, il cui repertorio consiste per la maggior parte in cover tradotte in birmano dei grandi successi occidentali, più o meno recenti (questa delle cover tradotte è una mania, tra l'altro: oggi sull'autobus c'era "La isla bonita" in birmano).
Nonostante la severa e decisamente poco rassicurante presenza di un cordone di polizia davanti al palco (nella foto non si vede, ma c'è), si è trattato di un concerto in piena regola: riflettori, fumo, super-assoloni (alla maniera "AC/DC" per capirsi), roba che sicuramente non pensavo di trovare. Nonostante fosse previsto che tutti restassero seduti (c'erano sedie anche sul parterre) si sono creati i soliti capannelli di scalmanati a petto nudo. Nel corso delle quasi quattro ore ininterrotte di live (!) il fomento iniziale non è venuto meno, come dimostra la foto del fan medio, ancora scapocciante nell'ultimo giro di canzoni.
Nonostante non sia un fan sfegatato del rock più "classico" (dicitura che, a mio parere, ha pure poco senso) è stato decisamente impossibile non farsi trascinare da tutto quell'entusiasmo: non che mi sia gettato nella mischia, ormai ho una certa età - anzi, ce l'ho da parecchio - ma, come dire, tutto era molto spontaneo. Non so se rendo l'idea.
Ancora, un altro spettacolo musicale, questa volta di ambientazione più borghese e, sempre secondo il mio modesto parere, decisamente meno spontaneo. Ambientazione, la sala del prestigioso Inya Hotel: "4th Classic Meets Jazz", organizzato da una scuola di musica locale, voleva essere il classico evento dove i due "opposti" si toccano. Il jazz viene tenuto per ultimo, con il risultato che la maggior parte della gente se n'è andata via prima del tempo, e il tutto ha preso un po' la forma di un saggio di musica. Amen. Solita sterile faida "classic vs. jazz", che non porta da nessuna parte.
Ultima cosa, si torna su lidi più tradizionali. Negli ultimi due giorni al National Theatre ha avuto luogo un importante zat pwe: uno spettacolo di zat pwe dura in media tutta la notte, fino alle prime luci del giorno successivo, e vede diversi spettacoli - commedia, danza tradizionale, opera, canto, cabaret. Questo evento in particolare sta ricevendo molta attenzione dai media: si tratta di uno spettacolo messo in piedi dai figli del leggendario attore/ballerino/cantante U Shwe Man Thabin, per gli ottant'anni dall'inizio della sua carriera. Si sono alternati spettacoli tradizionali, musiche più moderne (oltre all'orchestra tradizionale hsaing waing c'erano anche batteria, basso, chitarra, tastiere...) e spettacoli ancora inediti, tirati fuori per l'occasione dall'archivio di famiglia, finora rimasto chiuso per problemi di censura.
Il filmatino (girato alle intorno le 4:00 am) è dai backstage, dove sono riuscito a intrufolarmi grazie ad un'amica. E' divertente vedere come le complesse e pesanti macchina da scena, le ampie scenografie con foreste, animali e tutto il resto siano messi in azione non da servomeccanismi, ma da una turba apparentemente disorganizzata di giovanissimi tecnici: per esempio, nel filmato è tutta la scena a girare, spinta su delle ruote, non sono io che mi sposto.
Purtroppo, alle 4:30 la stanchezza ha avuto la meglio e mi sono ritirato. Sul palco continuavano a ballare, cantare e suonare. C'è da dire che, nonostante non capissi nemmeno una parola, quelle dieci ore sono praticamente volate.
Oggi parto per Mandalay. Non so se avrò la connessione, tra l'altro.
E nessuno seppe più nulla di Lorenzo.
RispondiEliminaAd ogni modo io sono sempre sinceramente stupita dalla resistenza orientale. Anche solo dieci ore sono davvero TANTE.
si, ma non è che stanno al Teatro dell'Opera, eh: si alzano, mangiano, chiacchierano in continuazione anche durante gli spettacoli (Cristiano sarebbe impazzito), escono fumano bevono tè ecc ecc ecc...
RispondiEliminaLo stupore (e anche un po' di paura) continua ugualmente.
EliminaE il vestito del tizio è spettacolare.
Entusiasmantestenuante.
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