giovedì 15 agosto 2013

Myanmar, gente e politica

Qualche tempo fa, un compagno di dormitorio di Yangon che fa l'insegnante di inglese da queste parti ha segnalato il seguente articolo, "Myanmar is not for pussies".
 
Ora, non me la sento di dare un giudizio, dato che il mio è (ancora, più che altro) il punto di vista del "traveller" o del "tourist". Ma quelle due o tre volte che ho contatto i locali per avere informazioni, suggerimenti o aiuti materiali non mi è sembrato di riconoscere quanto scritto nell'articolo.

Tutto questo per introdurre un discorso un po' "peso", ovvero il mio rapporto con la gente di qua. Spesso amici dell'università, tornati da viaggi in luoghi più o meno remoti del Sud-est asiatico, raccontano di locali che trattano i bianchi con particolare considerazione, quando non con vera e propria adorazione. Non è quello che vedo qui. Qui vedo tanto rispetto per gli altri, tanta voglia di mettersi a disposizione anche se non ci si conosce, e una gentilezza che in Occidente è davvero impossibile da trovare - ma c'è anche orgoglio, e parecchio. La gente mi sembra sveglia e consapevole, e soprattutto priva di un qualsivoglia complesso di inferiorità.
 
Ho confrontato questa idea anche con altri viaggiatori, e ho trovato conferma. Si è anche abbastanza d'accordo nell'attribuire tutto ciò al fatto che questa gente ha visto davvero tante (brutte) cose - e non venti anni fa, ma giusto l'altro giorno - e che negli ultimi quattro-cinque anni sta vedendo cambiare il proprio Paese ad una velocità straordinaria.
 
Rimango sul vago perché aprire un discorso sulla situazione sociale, economica e politica della Birmania nel 2013 sarebbe davvero troppo. D'altra parte, c'è già chi lo ha fatto anche meglio di me. Lascio delle opzioni, fate vobis.
 
Se volete leggere una cosa veloce ma seria, allora il mio diario birmano è la cosa adatta per capire com'erano le cose in questi ultimi anni di cambiamento.
 
Se volete vedervi un film storico-biografico ma strappalacrime, allora The Lady è perfetto.
 
Se proprio non c'avete ritegno, c'è l'ultimo film di Rambo.

3 commenti:

  1. Pur praticamente dall'altra parte del mondo, io ho visto la stessa cosa in Yemen. Non ho trovato questa incredibile adorazione per i bianchi e l'Occidente, nè il contrario (come tanti a quanto pare si aspettavano da un paese della penisola arabica). Ho trovato anche io moltissima voglia di confronto, orgoglio, apertura mentale e gente fiera delle proprie origini, tradizioni e cambiamenti. Ovviamente parlo soprattutto delle persone della capitale che di certo sono diverse da quelle del deserto. Ma tant'è.
    Comunque, a prescindere dal come e dal perché ci sono racconti tanto discordanti queste storie sono sempre belle.

    (e mo me rivedo Rambo, tiè)

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    1. Anche perché io non posso credere che Rambo ci menta. Quindi l'ultimo suo film deve essere necessariamente corretto nel mostrare la società birmana per quello che davvero è. E non mi convincerete mai del contrario.

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