Negli ultimi giorni sono stato impegnato col trasferimento, e conseguente esplorazione, in una nuova zona della città. Mi sono finalmente sistemato, in una comoda camera singola (che dopo le camerate degli ostelli per un mese è davvero il paradiso), in una casa che condivido con una famiglia birmana, nel quartiere di South-Okkalapa - un po' fuori mano rispetto al centro città (diciamo un'ora e passa di autobus, con tutto il traffico) ma più vicino alla mia area di lavoro.
Da sinistra a destra: Ma Thwe, moglie del padrone di casa (al momento è imbarcato su una nave - qualcuno dice pirata - a Sydney), incinta di cinque mesi; "nonna" San Myint, madre del suddetto pirata, che negli anni '60 ha vissuto cinque anni in Indonesia e non vede l'ora di ritornarci; Soe Htoo, che non ha legami familiari con gli altri, ma è un semplice amico - ha studiato al corrispettivo locale della scuola alberghiera e ovviamente cucina bene.
E quindi no, per l'ultima volta: non sto mangiando cavallette. Il pasto di base consiste in riso (qua si dice "thamin") con curry (hin) di patate (aalù) - tutto mischiato. Volendo, si mangia con le mani, all'indiana.
Sto sviluppando un buon vocabolario culinario, devo ammettere. Lo posso sfoggiare soprattutto nei vari ristoranti, che qua si trovano praticamente ad ogni angolo di strada, tutti assolutamente identici l'uno a l'altro, con lo stesso menu. Impossibile sbagliarsi.
Se finché ero in ostello mangiare in questi posti era all'ordine del giorno, ora sto invece iniziando a mangiare a casa: spesa al mercato e cucina. I familiari adottivi mi hanno messo all'ingrasso, ma credo di non riuscire a ingrassare mangiando riso. L'altra sera ho provato a fare un po' di pasta, anche per loro ovviamente, e ritagliare un pezzo di italianità nella piovosa Yangon.
Non faccio vedere le foto perché davvero non vale la pena. Culinariamente è stato un vero fallimento.
Sarà per il fatto che mangio poco, o che quello che il curry di patate non ha abbastanza spezie dentro - fatto sta che le zanzare (tchièn) pizzicano solo me. Quando si fa una certa ora mi rintano nella mia stanza, dato che il salone è il regno delle piccole succhiasangue. Ma la conquista della stanza non è stata una battaglia facile. La prima notte l'ho passata quasi insonne, a darmi manate sulla faccia o a rintanarmi sotto il lenzuolo. La zanzariera della finestra, infatti, presentava qualche falla, opportunamente tappata con qualche fazzoletto che ora impregno quotidianamente di spray anti-zanzare. Questo, insieme alla lampada azzurrina friggi-insetti che mi è stata data in concessione, sono gli unici baluardi a mia disposizione.
Queste scaramucce notturne mi riportano alla mente gli attacchi precedentemente subiti, dove a farne le spese era stata principalmente la mia faccia: erano i primi tempi, quando ancora stazionavo nella hall della mia guest-house, e strane ed enormi bolle erano improvvisamente apparse sopra l'attaccatura dell'allora prosperosa barba. (Da notare la vispa e attenta espressione degli occhi)
E a proposito di rasatura: è fantastico usare il suddetto antizanzare come dopobarba. Brucia che nemmeno il Mennen. Un kit da combattimento stile Rambo.
Ultimamente ho pure acquistato una scheda simcard con tanto di connessione. E anche la pubblicità dei vari siti si è adeguata alla mia nuova posizione geografica.
"Venire qui" dove, esattamente?
"radio birmania" era una canzone dei qls (o addirittura cotton candy junkies, boh). me la ricordo solo io.
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tiziano
era dei CCJ, me la ricordo pure io e forse ce l'ho pure registrata da qualche parte
EliminaConrad.
RispondiEliminaSecondo me la tizia l'ha messa incinta l'amico di famiglia. Altro che pirata.
RispondiEliminaDevo ammettere di averci pensato anche io.
EliminaBeh, spero che tu abbia risposto a "pogoagogo69"
RispondiElimina(Jessica)
Oh si, guarda, siamo diventati amici, ci vediamo ogni venerdì. Nella vita vera si chiama Osvald e ha 50 anni.
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